«You have to live a happy life», canta un ragazzo africano in metropolitana. La canzone dura dieci minuti. Stessi accordi, stessa melodia. Rende allegro il mattino. Chitarra in mano, canta e ondeggia da un lato all’altro. Lo imitano due bambini biondi, caschetto
In questa chiesa dove suona un requiem, non sappiamo di chi. Potremmo chiedere al vecchio seduto affianco a noi, e che vecchio: i capelli bianchi pettinati all’indietro, la barba, gli occhi non si capisce se chiusi o aperti, per quell’aria da marinaio, le rughe e il sorriso beato. Se ne sta composto,
Vita e morte, dolore e consolazione non sono protagonisti tra le centinaia di statue e le oltre 4800 cappelle del Cimitero della Recoleta. Piuttosto lo sono vanagloria e orgoglio: poche volte la commozione si fa largo fra le lente file di panteon che descriveva Borges, nella pesante magniloquenza di
Erri De Luca è a Buenos Aires per quattro giorni, invitato dall’Istituto Italiano di Cultura. Mi riceve al mattino nella hall dell’hotel. Aspetto che finisca l’intervista precedente. A dieci di metri di distanza, la sua voce bassa arriva comunque nitida. Invita ad avvicinarmi, approfitto anche delle
D’estate, durante il giorno, il corso e la piazza principale di Montescaglioso, a quindici chilometri da Matera, sono deserti. Con il sole alto, i pochi presenti si rifugiano nell’esigua linea d’ombra formata dai palazzi, magari al tavolo di un bar. Di sera, invece, i giovani percorrono avanti e indietro
«Come ti riconosco? Avrai un garofano nel taschino?». Al telefono una voce che sembra aver scherzato tutta la vita. Poco dopo siedo ai tavolini del “Pizzicato”, il bar più affollato di Vico del Gargano, anche adesso che sono le 11 e fa caldissimo, di fronte a un uomo con berretto e baffoni bianchi. Regista